Il Dialogo “De raptu filiae” di Jacopo Caviceo / Traduzione e commento di Pietrino Pischedda
Si tratta di un dialogo molto interessante e intrigante, che avviene per lo più in un tribunale ecclesiastico, verosimilmente riconducibile alla Sacra Rota, dove viene discusso il caso di un presunto rapimento di una fanciulla, figlia di un signorotto ferrarese, ad opera di un esule ticinese, accolto benevolmente e stabilmente nella casa padronale, che ha una comprensibile e normale liaison con la ragazza, la quale consensualmente compie una fuga d’amore e convola con lui a nozze, in contrasto con il genitore che voleva invece imporle di sposare un tizio molto ricco ma in sostanza un poco di buono. La vicenda si volge a lieto fine, con l’imposizione, ex lege, al padre di elargire alla figlia. novella sposa, una ricca dote.