PADRE e MADRE

Non sono obsoleti i nomi “padre” e “madre”, da sempre, dalle origini, pronunciati, invocati. La paternità  è unica, coinvolgente, caratterizzante, rassicurante; la maternità  è singolare, dolce, affettuosa. Quando un bambino chiama il papà , sente protezione; quando un figlio abbraccia la madre, trova conforto.
Padre/Madre, in qualsiasi lingua, sono appropriazioni innate, dovute, insostituibili.
Padre/Madre fanno parte del mio/vostro vocabolario quotidiano.
Voler modernizzare, adeguare, sostituire con genitore 1 e 2 vuol dire creare delle stonature nell’armonia del creato, dove i padri e le madri, insieme ai figli, costituiscono un’unità  concreta e meravigliosa.
Vuoi tu chiamare tuo padre “genitore 1″? Vuoi tu chiamare tua madre “genitore 2″?
Siamo seri!

Pietrino Pischedda

(RM 6. 9. 2013)

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Pensiero mio, solo mio!

Quando termineranno le diatribe politiche?
Quando cesserè  l’idea di bombardare popolazioni povere e inermi?
Mi sto disamorando dei telegiornali e giornali che ripetutamente, come disco rotto, mi ossessionano e mi turbano.
Quando tutto ciò avrà  fine, ci sarà  la pace nel mio cuore!

Pietrino Pischedda

(RM 6. 9. 2013)

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Scalfari – Francesco

Esibizionismo da una parte e troppa grazia dall’altra?

Che la vecchiaia abbia risvegliato nel saggio dottore i rudimenti della dottrina cristiana, da lunga data sopiti, non è dato sapere. Sta il fatto che per il vegliardo è giunta l’ora di interrogarsi e di interrogare, nientepopodimeno, Francesco, l’unico Papa, secondo l’illustre scrittore, in grado di dialogare sul tema fede-ragione e di aprirsi a una visione moderna, che neppure Papa Giovanni e il Concilio Vaticano II seppero affrontare.

A dire il vero, questo scambio epistolare mi lascia un po’ perplesso e, allo stesso tempo, curioso, non foss’altro per quel moto di spirito laico che spinge il giornalista, affermato e consolidato, a rivolgersi al Vescovo di Roma.

E’  il non credente, dichiaratosi tale da tempi lontani, che cerca di sondare e provocare una risposta circa l’aldilà , circa, cioè, il suo destino, quando la scena di questo mondo non avrà  più luogo.

Basterà  la retta coscienza per ottenere misericordia da Colui che, consapevolmente, non viene riconosciuto? Certamente le vie del Signore sono infinite.

Io penso che qualcosa dentro quell’uomo, retto e onesto, si stia muovendo e che il carisma trasfuso da Francesco, attraverso il dialogo annunciato, saprà  rinnovare nel richiedente quella fede avuta e poi disattesa.

E’  una mia impressione, molto personale!

Pietrino Pischedda

(RM 14.9.2013)

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Dilemma

Ciascuno è tenuto a fare quello che può.
Ad impossibilia nemo tenetur!
Siamo convinti che tutti si adoperino per il possibile?
Se non si fa il possibile, figuriamoci l’impossibile!
Anche oggi, però, esistono le rarità , gli eroi dell’impossibile.
A questi bisogna tributare tutti gli onori.
A noi, che facciamo solo il possibile, sarà  conferita la medaglia della riconoscenza.
Nessuno è tenuto alle cose impossibili, alle possibili tutti!
Sic!

Pietrino Pischedda

(RM 28.09.2013)

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In-stabilità



Determinante quel prefisso privativo “in”, che compromette tutto, ciooè l’essere stabile e quindi la stabilità.
Non è cosa da poco l’in-stabilità!
L’Italia è in continua mutevolezza, precarietà, incertezza.
Assistiamo a un saliscendi continuo, traballante, spasmodico, incontenibile.
I giovani, attoniti, guardano e pensano al loro futuro. Quale futuro?
Gli anziani sembrano rassegnati. Sembrano! E’ una parvenza!
Quando passerà  questo malessere?
La preoccupazione è ormai diffusa!
Non resta che invocare lo spirito di sapienza!

Pietrino Pischedda

(RM 30.9.2013)

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Buona domenica!

Una sola carne!

“et erunt duo in carne una”. (Gen.)

“Quod si hoc apparet in bestiis, volucribus, nantibus, agrestibus, cicuribus, feris, primum ut se ipsae diligant (id enim pariter cum omni animante nascitur), deinde ut requirant atque appetant ad quas se applicent eiusdem generis animantis, idque faciunt cum desiderio et cum quadam similitudine amoris humani, quanto id magis in homine fit natura! qui et se ipse diligit et alterum anquirit, cuius animum ita cum suo misceat ut efficiat paene unum ex duobus”. (Cic.)

Cicerone e la Bibbia!

Essere una sola carne nel matrimonio significa essere un tutt’uno negli intendimenti, nelle decisioni, nelle finalità e, soprattutto nell’amore. Sono capaci le bestie e non sono in grado di agire le persone?

Troppe vite umane, oggi più che mai, spezzate all’interno di quel nido d’amore targato matrimonio.

Pietrino Pischedda

(RM 27.10.2013)

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Lassù

Lassù si aggregano le anime dei cari

e godono l’Infinito,

perché  più non finiti.

Respirano essi beatitudine eterna,

mentre noi qui patiamo

l’esilio della terra greve.

Pietrino Pischedda

(RM 1 nov. 2013)

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SIT TIBI TERRA LEVIS

Il  giorno 6 febbraio 2015

dopo tre anni di sofferenze,

frammezzati da schiarite promettenti,

ci ha lasciato Mariangela, sorella  cara,

che ha dedicato a me tanto del suo tempo

nel lungo periodo che ho vissuto in Sardegna.

Ha atteso che arrivassimo,

mio fratello Antonio e io,

davanti al suo letto di dolore,

circondata dall’affetto del consorte Carlo e del figlio Luigi,

per  poi spirare.

La sua dipartita rende mesta la casa

che ha sempre curato con esemplare dedizione

ma certamente da lassù lei veglia su di essa

stando vicina agli affetti suoi più cari.

Il Signore la ricompensi per tutto il bene

che ha saputo  e voluto dare

e le doni la pace eterna.

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Culcita in terra iacet, ego in culcita:

ex duabus paenulis altera stragulum, altera opertorium facta est. (Seneca)

Exstant complures in orbe terrae qui vel paupertatis  vel belli vel rationis vitae causa sub divo atque sine culcita humo nuda iacent.

Vulpes foveas habent et volucres caeli nidos: Filius  autem hominis non habet ubi caput reclinet. (Lc 9, 58)

Ubinam gentium sumus? Ubi misericordia?

Miseris cor dare.

Estne mihi cordi miser, pauper, viator, perfuga?

Multa mihi (tibi) perspicienda sunt.

(Cogitatio interior hodie mane a me facta.

(Petrus Pischedda)

Romae, 11.4.2015

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Domenica in Albis o della Divina Misericordia

αλληλουια ἐξομολογεῖσθε τῷ κυρίῳ ὅτι ἀγαθός ὅτι εἰς τὸν αἰῶνα τὸ ἔλεος αὐτοῦ
Il verbo ἐξομολογέω nella forma media significa ringraziare, lodare (qualcuno).
In questo versetto del salmo 117 quel “qualcuno” è il Κὑριος (il Signore).
Il motivo per cui lo ringraziamo, lo lodiamo e lo celebriamo è perché è ἀγαθός (buono) e perché la sua bontà si esplicita in una misericordia senza fine.
ἔλεος vuol dire appunto “misericordia” e ci conduce all’espressione Κύριε ἐλέησον / Kyrie eleison (Signore, abbi pietà).
Questa prima domenica dopo Pasqua è chiamata Dominica in Albis (depositis) e anche, per volere di Giovanni Paolo II, “Domenica della Misericordia”.
La misericordia del Signore è racchiusa in quel primo versetto del salmo 117 ed è infinita (εἰς τὸν αἰῶνα).
(a cura di Pietrino Pischedda)
12 aprile 2015

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Tra ISIS mozza teste, guerre devastanti, naufragi infiniti e preoccupanti, lo scenario generale è quanto mai apocalittico. Possiamo restare inerti di fronte a tanto sfacelo? L’uomo deve pur godere in santa pace della Terra in cui gli è dato vivere, fino all’espletamento del suo corso naturale. Ciascuno di noi ha l’obbligo morale di perseguire propositi di fratellanza senza divisioni precluse o pregiudizievoli. La convivenza civile comporta rispetto reciproco nella differenza di genere, di colore e di religione. Queste riflessioni le abbiamo sentite mille volte ma mai siamo riusciti a condividerle e a praticarle. Se non ora, quando?
(Pietrino Pischedda)

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Le riserve del cuore

Non essere estraneo
a te stesso.
Penetra nelle stanze
del tuo cuore e vedi
quanti segreti ancor
sono in esso riposti
inimmaginabili a tua
mente turbata
ossessionata da mille
altri pensieri che
più non riesci a
rincorrere perché
tua vita avanza e
fragili sembrano
tue forze anche
nel sentir dentro
dove celati sono
i desideri d’un tempo.

Scava nel tuo intimo.
Scopri quante sorprese
riserva l’animo tuo.

(Pietrino Pischedda)

Roma 28.4.2015

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Sapěre aude

Al di là dell’Illuminismo, che fa di questa esortazione oraziana il proprio motto, l’avere il coraggio di appropriarsi della propria intelligenza e farne uso per contrastare le nebulosità che sempre più spesso si addensano su questo nostro povero mondo, mi sembra quanto mai urgente.
È mai possibile che debba prevalere costantemente la saggezza della pecunia per il proprio tornaconto personale e la stessa pecunia non si senta tintinnare laddove sconfinata è la miseria e toccante è il lamento di chi muore di fame?
Siamo ancora ben lungi dall’idea di un’osmòsi compenetrante e diffusiva di quella sapienza illuminante, capace di aprirsi ad orizzonti ampi e globalizzanti.
Osiamo quindi aprire la nostra intelligenza per il bene dell’umanità.
Coraggio! Cerchiamo di essere saggi! Incominciamo.
Avere il sapore dell’altrui bisogno è la carta vincente destinata a sconfiggere ogni male.

(Pietrino Pischedda)

Roma 6.4.2015

Ποίησις

Poesia

Una parola, questa, che ci richiama a secoli di operosità da parte dell’uomo, il quale, ispirato da madre Natura, mai ha cessato di mettere in moto cuore e intelletto per esprimere i suoi sentimenti di amore, di dolore, di meraviglia per tutto ciò che lo circonda.

Se ci rifacciamo al suo etimo, corrispondente al verbo ποιέω,  notiamo che esso ci coinvolge in un’infinità di significati, che tuttavia fanno capo alla parola chiave del “creare”. Al pensiero segue istantaneamente l’azione, la creazione.

Il Creatore, benché atemporale, si cala nel tempo, creandolo e vede che quanto ha fatto è buono.

Il Poeta, mosso da subitanei moti del cuore, che racchiude in sé misteriosi e inesplorabili segreti, li partecipa ai suoi simili perché crede che essi siano buoni.

La Poesia è buona, socievole, ammiccante, compartecipe delle gioie e sofferenze altrui.

Non importa quanto grande sia ritenuto un poeta, importa invece quanto il poeta stesso, spesso sconosciuto alle genti, riesce a trasmettere nella genuinità e semplicità dei suoi sentimenti.

(Pietrino Pischedda)

Ricordi di un tempo che fu

Bella questa foto che mi ricorda la spensieratezza di quando ero bambino e mi divertivo così in aperta campagna.

Qui, in compagnia con le mie sorelle Mariangela e Peppina, che portano ciascuna l’occorrente per passare una giornata a Punta ‘e Serra, località non lontana da Suni, io, ancora ragazzino, ero spensierato, com’era ovvio per quella età.

Queste scampagnate erano frequenti nelle belle giornate primaverili e autunnali e per me erano motivo di immensa gioia.

La primavera era la stagione più bella con il verde e il rosso dei ciliegi, con il cinguettio allegro e spensierato degli uccelli, con il ritorno dei contadini a dorso del loro asinello, portando con sé in sa bertula17 varietà di frutta per la famiglia, con il cacciatore solitario alla ricerca di fauna selvatica, con interi nuclei familiari che andavano o tornavano in allegria. (P. Pischedda, Egomet, La Caravella Editrice, 2014)

(Pietrino Pischedda)

17 maggio

Compleanno di mia figlia Lea


Un giorno importante quello in cui si festeggia un compleanno. Il 17 maggio di ogni anno sono contento di formulare a mia figlia

gli auguri più cordiali, perché il suo percorso  di vita sia lungo e ricco di frutti di ogni bene.

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Il mie essere libero


La mia libertà personale non si tocca, soprattutto quando essa vuole estendersi agli affetti parentali ma anche  a qualunque persona abbia bisogno del mio sostegno spirituale e morale.

Il mio essere intrinseco è così e non può essere modificato da chicchessia.

Se la mia esternazione di altruismo viene frenata o, addirittura, ostacolata da qualcuno, il mio pensiero e la mia preghiera corrono verso le persone che fanno parte del mio sangue e della mia gratitudine.

Io non ripago il torto, le inadempienze, le distrazioni o i pregiudizi degli altri con altrettanto atteggiamento.

Tale comportamento non è da persona matura, come non è da persona saggia farsi trascinare dalla volontà altrui per negare  a chiunque la mia apertura nel segno della benevolenza e della fraternità.

Sono così.

(Pietrino Pischedda, Roma 29.6.2015)

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La poesia è silenzio, meditazione, ascolto, musica, meraviglia, amicizia.

Quel Castello di Rocca Imperiale m’ha stregato e mi resta impresso nella mente, con ferite aperte nel cuore.

Un mese è trascorso e vivo rimane il ricordo: il ricordo di una serata incantata e irripetibile.

Chissà quando ritornerà e se ritornerà.

La poesia si rinnova in compagnia del poeta ,mutevole anch’egli al mutar degli eventi e di ogni istante della sua esistenza terrena.

(Pietrino Pischedda)

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Μήποτ’ ἑπαινήσης, / πρὶν ἂν εἰδῇς σαφηνῶς / ὀργὴν καὶ ῥυθμὸν καὶ τρόπον, / ἄνδρα, ὅστις ἂν ᾖ.

Teognide ci avverte che non bisogna mai giudicare una persona prima di conoscerla bene!

Non c’è più Primavera


Dio non ha creato il caos ma la Bellezza nella quale ci sei anche Tu, essere stupendo, dotato non solo di materia ma anche di anima. Lo spirito che è in te muove il tuo intelletto, anima il tuo cuore, spinge il tuo essere uomo a contemplare la bellezza del mondo, a vedere gli altri come tuoi fratelli, senza distinzione di razza, di lingua, di religione. Mentre io penso e scrivo, la gatta anziana che mi sta accanto pretende le coccole e io non mi rifiuto di fargliele. Immaginate quanto amore pretendono gli esseri umani, rinnegati dai loro simili, bastonati dai loro aguzzini, calunniati dai loro diffamatori, vilipesi dai loro detrattori, affamati dai loro padroni. Tu essere umano non sei “caos” e non vivi nel “caos”: tu sei Bellezza e vivi nella Bellezza. “In principio…” Tu hai avuto un principio, come il mondo universo ha avuto un principio. Tu, creatura perfetta del Creatore, hai avuto il privilegio di occupare un posto preminente dando nome alle cose con le quali convivi e di cui ti servi per vivere armonicamente la tua vita terrena. La Primavera non c’è più, perché tu, uomo, col tuo modo di fare, l’hai sottratta alla Bellezza primordiale, dotata di un giardino incantevole, l’Eden, dove il creato si sposava magnificamente col Creatore. Abbiamo una Primavera a intermittenza, perché anche l’uomo è intermittente, senza continuità di vedute lungimiranti, creative, rispettose dell’ambiente, che non è più terreno fiorito ma letamaio. Gli animali chiedono conto all’uomo dei disastri ambientali ormai platealmente diffusi in tutti gli angoli della Terra. L’uomo, col suo comportamento, sta uccidendo se stesso e i suoi simili.

Pietrino Pischedda
Roma 24 maggio 2019