P E N S I E R I di Pietrino Pischedda

“L’uomo non è che una canna, la più fragile della natura; ma una canna che pensa. Non occorre che l’intero universo si armi per annientarlo; un vapore, una goccia d’acqua bastano ad ucciderlo. Ma, quando pure l’universo lo schiacciasse, l’uomo sarebbe sempre più nobile di quel che lo uccide, perché sa di morire, sa la superiorità che l’universo ha su di lui, mentre l’universo non ne sa nulla”. Blaise Pascal

La vita è un remigar

È pensoso l’andar dei naviganti a sera

ma la speme in cor lor è ancor sì mera

che forte a remigar si piegan

e del creato il Creator unitamente pregan.

Così è d’ogn’uom in propria vita:

si spera sempre nella divin’aita,

che, cre’ o non cre’, sì bene attiva

colui che difficoltà avea sì viva.

La vita è un remigar continuo amar

ma mai dei mollar in tuo ambular,

pena la devianza e il tuo calvar.

Remigar remigar tu dei sempre innanzi

nei marosi burrascosi che hai dinanzi.

La vita più che premi dona avanzi.

Pietrino Pischedda (Riv. “Orizzonti”)

Un pensiero ogni giorno

Un pensiero ogni giorno

come ai bambini a cui

la maestra ordina di far.

A me è la vita ch’è sì

iussiva e dice di pensare

e di comporre sempre nuove.

Bel ruolo quello del poeta.

Cred’io missione di rispetto

da parte sua e di chi l’ode.

Pietrino Pischedda (RM 31.5.97)

Terremoto d’Abruzzo

Il mio pensiero in questi giorni va ai terremotati d’Abruzzo,

terra da me amata perché per anni eletta quale seconda

dimora, a fine settimana e d’estate, onde ritemprarmi dal caos

e dalla calura della Capitale.

Non posso dimenticare Camarda, in particolare: villaggio tranquillo,

allora, ma ora ferito gravemente dal sisma impetuoso e impietoso.

Camarda, dolce e serena Camarda!

Casa piccola ma accogliente di Camarda, dove ho trascorso giorni sereni

di studio e amore soprattuto per il mio piccolo fiore.

Non so ora cosa sia rimasto di quella piccola, quasi nascosta, dimora d’Abruzzo!

L’ha forse ingoiata la terra agitata in una voragine eterna!

Pietrino Pischedda (RM 7.4.09)

Ideali giovanili

Nell’andare pensoso e lusinghiero

di mia giovanile etate

molti pensieri avea

che d’orgoglio sapean:

riuscir nell’imprese

senza fletterev mai.

Cred’io ch’a sì nobili idee

mai abbia flettuto.

(RM 20.7.1997 – Pietrino Pischedda)

Villa Pamphili

A riparo della calura estiva a villa

Pamphili c’è la clorofilla

che annusar si può per tutto il parco

dove l’anima alleviar può suo carco.

Oh che sollievo i polmoni naturali

in una maxicittà dai bei natali,

Roma eterna aperta alle genti,

dispensatrice di lieti eventi.

I bimbi i cani rincorron slegati,

le mamme da casa portan frullati;

aria salubre qui si respira

ovunque l’uom gira e rigira.

Grande davvero questa terra

posta a difesa dell’infernal guerra

di gas tossici e disumani

nell’Urbe dati a piene mani.

(di Pietrino Pischedda – pubbl. in Riv. “Orizzonti”)

Sensazioni del mattino

È il “nunc” più soave dell’intero giorno

il risveglio del mattino,

quando appagato sei della notte in fiamme

prima delle suete cure

che “cotidie” t’investono come un mistero.

Sensazioni di luce liberatoria

nel silenzio così grande e così vero ogni mane,

interrotto, ma non spesso,

dall’abbaiar dei cani, e pur dal miagolar dei gatti,

ch’ormai di famiglia sono,

come pur ancor l’unico superstite roditore

di timor mai, si sa, pago.

Esalazioni dolcificanti dello spirto inquieto

quando sono prime luci,

mentre fuori, non lontano, anzi sotto casa,

sonan, senza strider, le rotaie

al passar, non infrequente, dei convogli che

memorar ti fan tua vita.

Aspersioni di raggi ch’esistenza fan beata.

(Pietrino Pischedda – RM 26.5.97)

Non era in pensier

Non era in pensier

ch’io m’involava

di città in città

ma col mio corpo

reso leggero

da quella nostalgia

ch’a ricordanza

dei miei giorni

d’infanzia sì beata

mi conducea.

Io allor mio soma

non sentia

ma trasvolar

mi parea

tant’era in me

leggiadria

dell’ardire interiore

e tanta la voglia

di continuare

a sperare

e sperare ancora.

(di Pietrino Pischedda – RM 17.7.97)

Mens sana

“Mens sana

in corpore sano”.

Mai c’è stato

uno sposalizio

così perfetto

e indovinato”.

(di Pietrino Pischedda – RM 26.7.97)

Meravigliarsi

Meravigliarsi è in me

sempre

come un bambino

davanti a ogni cosa

da Fattor creata

e da uom fatta.

Chissà perché

ma son rimasto

bambino

in fatto d’incantesimi

e di ciò non mi vergogno.

Perché dovrei?

È la parte più nobile

più innocente

più pura

più vergine,

quella del bambino,

ch’è rimasta

E in voi?

(Pietrino Pischedda)

La rotonda sul mare


23 luglio 2009: diretti a Senigallia per trascorrere alcuni giorni di vacanze con la famiglia, ci siamo fermati a Camarda per constatare i disastri procurati dal terremoto in Abruzzo nell’aprile scorso. L’immagine che si vede è indubbiamente desolante! Passando per il centro di Camarda, dove qualche anno fa avevamo una casetta deliziosa, siamo rimasti addolorati: una situazione spettrale, un “regno di morti”, non un’anima viva che brancolasse in mezzo a quelle macerie, pur a distanza di qualche mese; solo un gatto famelico, miagolante, s’aggirava nelle vie strette del centro storico, forse alla ricerca di qualche topo che industurbato s’affacciasse tra quelle rovine. La nostra casetta d’un tempo non sembrava ferita all’esterno ma forse era solo un’apparenza: dentro riservava senz’altro qualche sorpresa.Gli sfollati stavano a valle, in tendopoli, in attesa di tempi migliori, dopo che la furia sismica si sarà placata del tutto e le loro abitazioni saranno rese più sicure. Addio Camarda dei bei tempi, del fresco agostano della dolce casa. Addio!

Pietrino Pischedda

____________

Roma, 4 agosto 2009  h 17,17

In questo momento penso: penso ai tanti misfatti che si compiono nel mondo, agli imbrogli di cui sono vittime milioni di persone, soprattutto quelle più deboli, più indifese (vecchi, vedove, bambini). Non riesco a immaginare la sopportabilità delle smisurate gravità da parte di questo pianeta: nel suo moto incessante, continuo, potrebbe deviare, deragliare, entrare in collisione con altri suoi simili e portarci alla rovina eterna. Penso, però, e credo che la mano di Dio sia più grande di questa misera palla, pronta a tenerla a bada e a rilanciarla col suo indice imperioso nello spazio infinito, libera ancora di purificarsi.

Pietrino Pischedda

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S. Quirico d’Orcia

7 agosto 2009

Ho finito di leggere, poco fa, alle 7.45 del mattino, seduto nel terrazzino dell’Hotel Palazzuolo, solo, davanti al muretto che mi preclude la vista dell’orizzonte, l’introduzione all’enciclica di Benedetto XVI, Caritas in veritate, l’amore nella verità, la carità nella verità, l’amore e la verità, un binomio inseparabile, irrinunciabile.

In questi tempi di globalizzazione questo assioma o questo principio sacrosanto, Caritas in veritate, dovrebbe smuovere i potenti della terra a non dire cose inutili e a non fare solo promesse ma arrivare al concreto: la carità nella verità significa che è arrivato il momento di non perdere tempo in chiacchiere e di operare veramente per il bene della società.

Il silenzio della natura, disturbato dolcemente soltanto dal verso intercalato del cuculo nella vallata sottostante, mi aiuta a fare delle buone riflessioni sia sulla carità che sulla giustizia: entrambe virtù vere e sacrosante ma anche vie necessarie da percorrere per il bene comune.

Pietrino Pischedda

S. Quirico d’Orcia

8 agosto 2009

Viviamo in una società globalizzata. Siamo tutti in rete, da un’estremità all’altra della terra. Il mondo è tutto un reticolato pulsante di radar, di antenne, di immagini provenienti dai più sperduti angoli. Gli uomini sono finalmente globalizzati: basta un click e la mia idea gira, lungo questo reticolato virtuale, in tutto il mondo. Straordinario! Mondo globalizzato, quindi, mondo fraternizzato. Direi di no. Siamo ben lontani da questa verità. Direi che la tecnologia ci rende ancor più distanti, più freddi, più insensibili, più disumani.

Durante la passeggiata pomeridiana attraverso le vie di questo paesino della Toscana, a S. Quirico d’Orcia, ho notato che per fortuna, i mass-media non hanno soppiantato il valore dell’amicizia e della fraternità. All’ombra di un bosso o vicini alla porta di casa gruppuscoli di persone sogliono ancora conversare e fraternizzare, come molti anni fa nei paesi della mia Sardegna.

Può facebook conseguire questi risultati ? Mai e poi mai!

Pietrino Pischedda

S. Quirico d’Orcia
9 agosto 2009
Dal terrazzino dell’hotel Palazzuolo m’incanto a contemplar l’ondeggiare delle colline senesi: sembra che ciascuna di esse sia la prosecuzione dell’altra, il succedersi l’una dell’altra, ingrossandosi sempre di più fino a diventare quasi monti, sulle cui cime s’adagiano agglomerati urbani, quali castelli con gli occhi puntati sui colli sottostanti con la cresta inalberata di cipressi, come per dire: “Qui cui siamo anche noi, pronti sempre a vegliare sulla distesa sconfinata degli uliveti e dei vigneti che danno fiumi di olio e di vino pregiati nell’intero mondo”.

La natura si è resa disponibile ad albergar molteplici monasteri quali oasi di pace e di benessere interiore.

Tutta la natura è qui oasi di silenzio sovrumano. Anche le persone sembrano votate a rispettare quest’ordine imposto dalla natura: non schiamazzi, non rumori ma solo cinguettii variegati di uccelli e fluire , anch’esso sommesso, di corsi dì d’acqua.

Pietrino Pischedda

S. Quirico d’Orcia

10 agosto 2009

I cipressi toscani

Percorrendo la strada da S. Quirico d’Orcia a Montepulciano è impressionante vedere di tanto in tanto, in lontananza, alteri cipressi ora in

cima a una collina ora in un’altra: quali divinità tutelari circondano, maestosi ed eleganti, la casa spaziosa, il tipico casolare umbro-toscano, dominante lo schienale della collina sottostante, già arata in questo periodo e pronta ad accogliere il seme in mezzo alle grosse zolle albine.

Fa impressione vedere anche il duplice filar di cipressi, a Montepulciano, nella strada che conduce alla chiesa di S. Biagio: accanto ad ogni albero posa una piccola lapide  a ricordo dei soldati caduti nella guerra del 1918.

Fa altrettanta impressione vedere cipressi, sempre in duplice filar, che, ad entrambi i lati della provinciale, ti accompagnano fino a un casolare.

I cipressi non stanno quindi solo vicino alle tombe nelle aree cimiteriali, come è nella tradizione! Qui sono anche a protezione della casa, della famiglia, del bestiame, delle biade, della comunità intera. Sono i Lari domestici: imponenti, rassicurati, solenni, sacri.

Pietrino Pischedda

S. Quirico d’Orcia
12 agosto 2009
Che  cosa ho visto in questi giorni, da domenica a martedì? Diverse realtà interessanti, che in parte. ho descritto nei giorni precedenti. Domenica, giorno consacrato al Signore, con mia moglie mi sono recato all’abbazia di S. Antimo, a pochi km da Montalcino, per la Messa festiva delle h 11.00. Il tempio sacro si trova nella piana di una conca estesa e assolata e spicca come un gioiello incomparabile in tutta la vallata. Col campanile a torre e con le tre navate a pietra vista la chiesa si presenta in tutta la sua maestosità, capace di accogliere i numerosi pellegrini che ivi convengono per assistere alle celebrazioni liturgiche in latino, animate dai Padri Agostiniani col monodico canto gregoriano.

Il territorio che da S. Quirico d’Orcia si estende fino a Montalcino e dintorni è ricco di vigneti e uliveti. Montalcino dall’alto guarda tutta la vallata sottostante.

In questi giorni ho rivisto con piacere Pienza, città natale di Pio II, Enea Silvio Piccolomini: città prima chiamata Corsignano e poi, in onore del suo illustre cittadino, Pienza. È stata una visita di poche ore, su e giù per il corso, con una sosta al Duomo e con l’acquisto di qualche souvenir

nei numerosi negozi di merceria varia lungo la via, dove di distende maestoso e regale il palazzo Piccolomini.

La sera, di ritorno verso l’albergo, un capriolo dal manto fulvo, elegante nel suo saltellare, imprudentemente ci ha tagliato la strada, ma senza conseguenze letali. Arrivato sulla collina, in prossimità delle abitazioni, ci ha ringraziato con uno sguardo un po’ atterrito e, allo stesso tempo, doce.

Pietrino Pischedda

S. Quirico d’Orcia

13 agosto 2009

Ieri pomeriggio con la mia consorte sono tornato a Pienza. Mi attira sempre questa città, piccola ma viva, artistica, visitata da turisti di ogni parte del mondo. Questa volta, però, il nostro scopo era quello di non entrare nel centro storico ma, all’ingresso, venendo sa S. Quirico d’Orcia, deviare a destra seguendo le indicazioni del cartello turistico che ti portano verso il Seminario Vescovile, il Romitorio e la Pieve di Corsignano. Più che altro ci interessava quest’ultima, dato che il Seminario non è visitabile per via della cinta muraria che gli si avvolge tutta intorno. Dalla strada vicionione sterrata, percorrendo un sentiero tortuoso e in discesa si può intravedere tra i cespugli un antico romitorio scavato nella roccia, le cui celle molto probabilmente furono abitate da monaci cristiani. Ancora più a valle, ecco finalmente la Pieve di Corsignano, antico nome della Pienza attuale. Si tratta di una chiesa romanica immersa nel verde tra castagneti e uliveti che rendono fresca e beata tutta la zona.

La presenza di qualche struttura agrituristica anima un po’ il circondario ma la città vera ormai sta a monte. E si vede|

Pietrino Pischedda

S. Quirico d’Orcia

14 agosto 2009
La mattina la passo, beato, sdraiato a rosolarmi al sole caldo agostano, davanti alla splendida piscina, che ogni tanto refrigera le mia membra ormai annerite dai raggi impetuosi di Febo. A siesta un po’ dormo per

compensare quel sonno che mi sarebbe dovuto nelle ore notturne ma che mi vien tolto, ingiustamente, dall’afa che incombe in questa Val d’Orcia, dove non spira la brezza marina che cercata va altrove. Val la pena comunque soffrir, perché rimedio si ha con la bella vista di opere d’arte e di colline susseguentisi e di cipressi crestate.

Questa mattina, presto, mi ha svegliato, come ogni mattina, il rumore dei trattori che incessantemente arano d’intorno la terra argillosa.

Pietrino Pischedda

S. Quirico d’Orcia
15 agosto 2009

Oggi è un giorno di festa solenne per tutta la Cristianità, Festa dell’Assunzione di Maria SS. in Cielo. Per i non credenti, invece, è soltanto Ferragosto, il culmine dell’estate. Dopo il 15 d’agosto pian piano si ritorna all’idea della ripresa del lavoro, dell’apertura delle fabbriche, dell’attività scolastica, sempre più vicina!

Data la solennità, per le 11.30 abbiamo programmato di partecipare alla Messa nella cattedrale di Pienza, gioiello artistico del ‘500, dedicata alla Vergine Assunta. Presiede la concelebrazione il Vescovo diocesano Mons. Rodolfo. Il coro polifonico, pur con qualche nota stonata, rende ancor più festoso il rito. Dopo la Messa, nella piazza Pio II antistante la cattedrale, viene offerta a tutti i fedeli presenti alla cerimonia una fetta d’anguria accompagnata – cosa curiosa – da un bicchiere di vino bianco abruzzese (non toscano!). Anche il vescovo condivide questo momento fraterno.

Il pomeriggio, dopo il pranzo in hotel e la siesta, lo dedichiamo alla visita del centro storico di Montepulciano, cittadina famosa per il suo squisito Brunello. Rimaniamo però delusi per la casa del Poliziano, non visitabile, ma ermeticamente chiusa. La città è indubbiamente interessante nella parte medievale, fatta di vie strette e lastricate. Numerosissime sono le enoteche, che fanno mostra di vini pregiati: qui, come a Pienza e in tutta la Val d’Orcia e oltre, il cacio e il vino rappresentano bene la ricchezza di questa terra. Diceva stamani il parroco della cattedrale di Pienza che il cacio interessa più che il problema delle vocazioni e quindi molto più che il problema religioso.

compensare quel sonno che mi sarebbe dovuto nelle ore notturne ma che mi vien tolto, ingiustamente, dall’afa che incombe in questa Val d’Orcia, dove non spira la brezza marina che cercata va altrove. Val la pena comunque soffrir, perché rimedio si ha con la bella vista di opere d’arte e di colline susseguentisi e di cipressi crestate.

Questa mattina, presto, mi ha svegliato, come ogni mattina, il rumore dei trattori che incessantemente arano d’intorno la terra argillosa.

Pietrino Pischedda

S. Quirico d’Orcia
15 agosto 2009

Oggi è un giorno di festa solenne per tutta la Cristianità, Festa dell’Assunzione di Maria SS. in Cielo. Per i non credenti, invece, è soltanto Ferragosto, il culmine dell’estate. Dopo il 15 d’agosto pian piano si ritorna all’idea della ripresa del lavoro, dell’apertura delle fabbriche, dell’attività scolastica, sempre più vicina!

Data la solennità, per le 11.30 abbiamo programmato di partecipare alla Messa nella cattedrale di Pienza, gioiello artistico del ‘500, dedicata alla Vergine Assunta. Presiede la concelebrazione il Vescovo diocesano Mons. Rodolfo. Il coro polifonico, pur con qualche nota stonata, rende ancor più festoso il rito. Dopo la Messa, nella piazza Pio II antistante la cattedrale, viene offerta a tutti i fedeli presenti alla cerimonia una fetta d’anguria accompagnata – cosa curiosa – da un bicchiere di vino bianco abruzzese (non toscano!). Anche il vescovo condivide questo momento fraterno.

Il pomeriggio, dopo il pranzo in hotel e la siesta, lo dedichiamo alla visita del centro storico di Montepulciano, cittadina famosa per il suo squisito Brunello. Rimaniamo però delusi per la casa del Poliziano, non visitabile, ma ermeticamente chiusa. La città è indubbiamente interessante nella parte medievale, fatta di vie strette e lastricate. Numerosissime sono le enoteche, che fanno mostra di vini pregiati: qui, come a Pienza e in tutta la Val d’Orcia e oltre, il cacio e il vino rappresentano bene la ricchezza di questa terra. Diceva stamani il parroco della cattedrale di Pienza che il cacio interessa più che il problema delle vocazioni e quindi molto più che il problema religioso.

In tutti i paesi visitati durante questo nostro breve soggiorno non abbiamo visto altro che enoteche, enoteche, enoteche. Persino le abbazie, come quella di Monte Oliveto Maggiore, presentano più bottiglie di vino che souvenir.

Bella questa esperienza tra le colline senesi ondeggianti e sinuose. Domani, purtroppo, bisognerà ritornare nella Capitale!

L’incantesimo della Toscana, per il momento, finisce qui.

Pietrino Pischedda

SOLO TRE BICCHIERI!

Il poeta Ebulo dice che bisogna dare soltanto tre bicchieri ai saggi e temperanti. Il primo bicchiere fa bene alla salute, il secondo giova al piacere e all’amore, il terzo concilia il sonno. I saggi bevono tre bicchieri con piacere e rincasano subito. Bevendo il quarto bicchiere, spesso si offendono i commesali. Se si beve anche il quinto, si comincia a gridare a gran voce. Chi beve anche il sesto, spesso schiamazza. Chi beve anche il settimo, talvolta viene alle mani. L’ottavo bicchiere – dice il poeta – talvolta è causa di malvagità, di denunce e di processi. Infine il nono e il decimo bicchiere portano alla follia. (trad. di Pietrino Pischedda)

FELICE GIOVINEZZA

(Pietrino Pischedda a 34 anni)

Correva l’anno 1977!

Quant’acqua è passata sotto i ponti,
quanti passi ho fatto
in montagna
in pianura!
Quanti studi ho compiuto!
Quante persone ho amato
facendo loro del bene,
del bene immenso,
attraverso la parola
la persuasione
l’amore sconfinato.
Belli
gli anni della giovinezza
che tanto prometteva
ma invano!
__________

Il matrimonio

(di Pietrino Pischedda)
RM 16.1.2010

Il matrimonio non è cosa da poco, non è un contratto qualunque;  se disfatto, procura mali devastanti.
Quando due si scambiano il “sì”, si promettono non solo reciproco affetto per sempre ma anche mutuo rispetto e fedeltà incondizionata.
Nel matrimonio non sono ammessi sotterfugi ma è indispensabile la trasparenza, la chiarezza, senza nulla nascondere.
Se ciò non avviene, si sgretola l’unità d’intenti, vengono meno le promesse fatte inizialmente da entrambi gli sposi.
Non può andare uno a destra e l’altro a manca.
Entrambi devono concordare ogni minimo particolare, ogni iniziativa semplice o complessa che sia.
Il matrimonio è una cosa seria!

Pessimismo cristiano

Niente per natura fra gli uomini c’è di sicuro, né di uguale, né di sufficiente, né di degno di fiducia, né di stabile nei medesimi: non la ricchezza, non la povertà, non la forza fisica, non la debolezza, non l’umiltà, non il potere, non il presente, non il futuro, non le cose nostre, non quelle altrui, non le piccole cose, non quelle grandi; ma le nostre azioni formano come un cerchio, ora sopportando alcuni mutamenti ora altri per un solo giorno, talvolta anche per un’ora sola; è meglio credere ai venti non stabili e di notte ai sogni ingannevoli e alle lettere sulla sabbia e sull’acqua che alla felicità umana. Questo solo ha la nostra vita di stabile, il mutamento di tutte le cose. Tale è la nostra vita, fratelli: noi siamo come un sogno e un’apparenza instabili, come il volo di un uccello che trasmigra, come una nave sul mare che non lascia tracce, come una rugiada mattutina, come un fiore che in un momento spunta e in un altro appassisce. Sono molti i sentieri della vita, una rovina si congiunge all’altra: la ricchezza non degna di fiducia, la povertà una catena; il comandare pericoloso e l’essere comandati una fatica; la giovinezza un breve piacere, la vecchiaia una dolorosa fine della vita. (Giovanni Damasceno . trad. dal greco di Pietrino Pischedda – 6. 3. 2010).

Non bisogna mai gioire dei mali altrui, perché prima o poi nel girarrosto della vita può capitare chiunque di noi.

Pietrino Pischedda