Pietrino Pischedda
ANIMAS
Aedo libri, Ed. Frorias,
Cagliari 2008

“Più che avere letto il romanzo, l’ho bevuto, quasi tutto d’un fiato.Sono stata trascinata dalla trama, avvincente e sospensiva come un romanzo di Agatha Christie, e dall’atmosfera, sospesa tra passato e presente, tra ricordi dal sapore antico e una realtà moderna contrastante, con viva attenzione umana.E’ la storia di un prete, non per vocazione ma per decisione familiare, che si fa coinvolgere nelle pressioni amorose e passionali di una straniera dai tratti diabolici, e che alla fine decide di lasciare la vita religiosa per l’avvento di una figlia.
La storia non prende spunto dal dibattito religioso imposto all’attualità da persone più o meno di Chiesa, ma da una vicenda che aveva le sue origini nella mentalità e nella tradizione di un paese isolano. Sebbene in alcuni passi possa sembrare scabroso e per i più sensibili anche vagamente blasfemo, il romanzo è scritto con eleganza e poesia, senza cadere nelle trappole del sensazionalismo, della oscenità o della provocazione: anzi, nella descrizione degli amori umani, sembra echeggiare stilemi da Cantico dei Cantici.
Il romanzo non ha un lieto fine: è facile leggervi una sorta di maledizione o di vendetta celeste. Ognuno ne può trarre un insegnamento personale o riconoscersi in tanti affanni quotidiani. Questo romanzo è un aspetto della vita”. (dalla Prefazione, a cura della Dott.ssa Giuliana Giallella)
ANIMAS
Si tratta di una vicenda reale…esposta quasi in forma di diario, scritta come un romanzo, che potrebbe fornire la sceneggiatura per un film o per una fiction. (…) In cinquanta brevi capitoli l’amore con la donna fa i conti con il profondo legame dell’uomo con la sua Chiesa, una vocazione che l’avventura amorosa con una fanciulla concreta non sembrerebbe turbare, anche se la dimensione spirituale e utopica del Regno dei Cieli ne rende certo e rassicurante l’esito, rispetto all’incertezza scoraggiante delle relazioni umane.
Salvatore Cubeddu (da L’UNIONE SARDA del 20 novembre 2008, p. 52)
ANIMAS
Cederà all’amore profano, cercando giustificazioni nelle Scritture sulla naturalità del suo comportamento, perché Dio ha dato ad Adamo una compagna; l’uomo non deve essere solo ed appare innaturale il celibato imposto dalla Chiesa ai sacerdoti.
La sua vocazione, già inizialmente forzata, cederà quando la sua donna sarà in attesa di una figlia: non c’è altra scelta che il ritorno allo stato laicale.
La vita però non sarà serena. La conclusione è drammatica: la separazione dalla donna che si porta via la figlia, di nuovo i sensi di colpa per l’infedeltà al Sacramento.
Alla fine si comprende il senso del romanzo: lasciare alla figlia un messaggio di verità sull’amore autentico e puro che l’ha generata.
Elia Giallella
E’ la storia di un’anima tormentata, che cede alla passione di una novella maga Circe, giovane, avvenente e colta che gli darà una figlia, concepita durante un viaggio in Terrasanta.
Lo scrittore mette a nudo, con coraggio, la sua anima, i suoi dubbi, la sua sofferenza, e il dramma finale dell’amore che svanisce all’improvviso, come inaspettatamente era nato.
Il romanzo è coinvolgente, mi sono sentita in empatia con i tormenti dell’Autore, ma, alla conclusione, l’impressione che resta è un inno alla vita, al nuovo fiore d’Israele.
Irma Giulia Bredice
Roma, 29 giugno 2009

Il romanzo è il diario di un amore fra due creature molto diverse, che lo vivono come in un’estasi. Lei giovanissima studentessa, lui sacerdote in lotta tra i suoi dubbi: piacere e colpa, doveri del Sacramento che ha ricevuto e tentazione della carne