GIROLAMO SAVONAROLA

Omelie

(Traduzione di Pietrino Pischedda)

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Girolamo Savonarola, ferrarese di nascita (1452), all’età di ventitré anni, desideroso di purificazione, abbandona gli studi di medicina, filosofia e musica ed entra nel convento di San Domenico di Bologna, per la formazione teologica e l’ordinazione sacerdotale, che riceve nel 1476. Nel 1482 è nominato lettore di Sacra Scrittura nel convento di San Marco a Firenze.

Le sue predicazioni sono un continuo richiamo al rigore dei precetti cristiani e presagiscono un’imminente punizione divina su Firenze e sull’Italia per il lassismo e la corruzione presenti nella società e soprattutto nella Chiesa di quei tempi: pratica dell’astrologia, vita mondana del clero.

La sua profezia si avvera con la discesa in Italia, nel 1494, di Carlo VIII di Francia, il quale minaccia di saccheggiare Firenze e sottomette Piero de’ Medici a umilianti e pesanti condizioni.

Con la cacciata dei Medici, il Savonarola assume il ruolo di arbitro della città e  si accinge a riformare in senso democratico e repubblicano l’ordinamento cittadino, coinvolgendo le classi fino ad allora escluse, favorendo fiscalmente i meno abbienti, abolendo l’usura, istituendo il nuovo Monte di Pietà e, sul piano dei costumi, sostenuto dai suoi seguaci, i piagnoni, denunciando la corruzione della Chiesa, dei prìncipi e dei dotti.

Nei cosiddetti roghi di vanità brucia abiti, libri, quadri e tutto ciò che sa di paganesimo.

Nel 1495 è interdetto da Alessandro VI e due anni dopo scomunicato in seguito ai suoi tentativi di accordi con Carlo VIII, acerrimo nemico del Papa, e alle sue pubbliche denunce della corruzione della corte del Pontefice.

Il 9 aprile 1498 viene arrestato e poi processato sommariamente per ben tre volte, torturato e condannato a morte con il marchio di “eretico e scismatico”.

Il 23 maggio 1498, a soli 46 anni, è impiccato in piazza della Signoria ed il suo corpo dato alle fiamme

Girolamo Savonarola, uomo dalla forte personalità ed statista illuminato, era profondamente convinto della necessità di riformare la vita religiosa e civile fiorentina ed italiana. Ciò l’ha portato allo scontro con i poteri della Chiesa e della politica, di fronte ai quali è dovuto soccombere.

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HOMILIAE CLARISSIMI VIRI,

celeberrimique in orbe concionatoris,

fratris Hieronymi Savonarolae,

Ferrariensis ordinis praedicatorum

in totum libellum Ruth, ac in

totum Michaem, et in tria alia

scripturae loca, opus nunc primum

ex Hetrusca lingua in Latinam

versum, interprete fratre Alfonso

Mugnozio Teuario familiae item

praedicatoriae.

Salmanticae,

excudebat Ioannes a Canova

M. D. LVI

1556

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Omelie del famosissimo uomo

e celeberrimo predicatore,

Fra Girolamo Savonarola,

ferrarese dell’ordine dei predicatori,

su tutto il libro di Ruth, e su

tutto il libro di Michea, e su altri

passi della Scrittura, opera ora prima

dalla lingua etrusca in quella latina

tradotta, traduttore Fra Alfonso

Mugnozio Teuario della famiglia parimenti

dei predicatori.

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A Salamanca,

stampava Giovanni da Canova

1556

Serenissimae Dominae D. Ioannae Caroli V. Caesaris dignissimae filiae, Castellae atque Portugalliae Principi, Venerabilis Frater Alfonsus Mugnotius Tauarius ordinis praedicatorum salutem, immortale regnum.

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Alla Serenissima Signora, Signora Giovanna Caroli, figlia degnissima del venerabile Cesare, Sovrana di Castiglia e Portogallo, il venerabile Fra Alfonso Mugnozio Tauario augura salute e regno duraturo.

Compertum habeo, serenissima Princeps, non paucos fore, qui mirentur, ausum me fuisse tibi hoc opus dicare. At si bene res perspecta fuerit, si note fuerint causae, propter quas ita animum  induxi, mirari desinent. Principio namque Regium  est patrocinium Hieronymi huius operis autoris, iam inde ab atavis tuis: atque adeo ex eo tempore quo Ioannes Brasauola Quadragesimale opus  Hieronymi eiusdem in Amos et Zachariam Isabellae Aragoniae divina gratia Reginae Siciliae, etc. dicavit. Id quod sub id tempus fuit, quo primum fere excusae sunt Hetrusca lingua Hieronymianae conciones. Huc accedit, quod tuo stemmati ingeneratus est propensus quidam favor in universam studiorum nationem eorundemque monumenta, ea praesertim, quae ad pietatem proximi spectant. Testes rei huius locuplectissimi sunt Sigismundus, Albertus, Fridericus, Maximilianus, Philippus, Pater tuus Carolus quintus quidem numero, gloria vero primus, Philippusque frater item tuus, qui tantoque literis ac sapientiae semper faverunt. Ad haec, Hieronymus ipse usque adeo est excellens dutor, usque adeo in universo orbe terrarum celebris et venerandus, ut nefas, pene dixerim, videatur, ipsius opera principibus non dicari. Rerum item huius libri utilitas, sublimitas, et manifesta ea est, ut quando patrocinium aliquod libro ipsi  daturi sumus, ut moris est, tuum omnes illae petant, tanquam unice idoneum. Rebus enim magnis protegendis, protecto etiam magnus petendus est, et optandus. Suscipe igitur Augustissima Ioanna, concionatorem disertissimum, et incomparabilem, ipsumque protege ut Romanis quidem vocibus, tuis autem auspiciis toti ferme orbi, ceu redivivus denuo inclamet, vitioque compescat, probitatem autem facundia mirabili in astra ferat.

Debeat tibi hoc Italia, debeat tibi hoc Hispania, debeat tibi hoc universus orbis. Bene vale eiusdem Hispaniae nostre mirifice splendor, et Austriaci nominis insignis gloria. Salmaticae apud inclitum D. Stephani coenobium. 16. Kalendas Novembres. Anno salutis humanae. 1556.

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So che, o Serenissima Sovrana, non saranno pochi a meravigliarsi del fatto che io abbia osato dedicarti quest’opera. Ma se si è ben esaminata la cosa, se furono note le cause, per le quali mi sono persuaso, cesseranno di meravigliarsi. Innanzi tutto infatti è regale il sostegno di Girolamo, autore di questa opera, fin dai tuoi antenati; inoltre soprattutto da quel momento in cui Giovanni Brasauola dedicò l’opera del Quaresimale, del medesimo Girolamo, su Amos e Zaccaria, a Isabella d’Aragona, per grazia di Dio Regina di Sicilia, ecc. quanto è avvenuto nel tempo in cui per lo più furono prima stampate in lingua etrusca le prediche di Girolamo. A ciò si aggiunge che alla tua nobiltà si è certamente ispirato l’importante interesse verso il generale ordine degli studi e dei loro documenti, soprattutto quelli che riguardano la pietà del prossimo. Autorevolissimi testimoni di questa cosa sono Sigismondo, Alberto, Federico, Massimiliano, Filippo, tuo padre Carlo, quinto certamente per numero ma primo invero per gloria, e parimenti il tuo fratello Filippo, i quali tanto e sempre favorirono le lettere e la sapienza. Riguardo a queste cose, fino a tanto lo stesso Girolamo è eccellente guida, fino a tanto è celebre e venerando in tutto il mondo, che sembra impossibile, direi quasi, che le sue opere non siano dedicate ai sovrani. L’utilità parimenti delle cose di questo libro, la sublimità, anch’essa è talmente manifesta che, quando ci appresteremo a dare un qualche sostegno allo stesso libro, com’è costume, tutte quelle chiedono il tuo, come unicamente idoneo. Poiché infatti le grandi opere devono essere protette, anche il protetto deve ricercare il grande, e desiderare. Sostieni dunque, o Augustissima Giovanna, l’eloquentissimo e incomparabile predicatore, proteggilo, affinché parli ad alta voce, come se fosse redivivo, a quasi tutto il mondo in lingua latina, con i tuoi auspici, reprima i vizi e con la straordinaria facondia porti i buoni costumi alle stelle.

Ti sia obbligata di ciò l’Italia, ti sia obbligata di ciò la Spagna, ti sia obbligato di ciò tutto il mondo. Stai bene, mirabile splendore della nostra stessa Spagna, insigne gloria del nome austriaco. A Salamanca, presso l’inclito monastero di S. Stefano. 17 ottobre. Nell’anno della salvezza degli uomini. 1556.