Diario di un viaggio a Vienna (23-27.12.2011) di Pietrino Pischedda

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Viaggio a Vienna

23-27.12.2011

di Pietrino Pischedda


Natale diverso, quest’anno, o perlomeno non tra i parenti, come da tradizione.
Passare il Natale a Vienna ricrea lo spirito, ritempra le forze, suscita entusiasmo, accende la mente a nuove idee e a nobili progetti.
Siamo arrivati, consorte ed io, nella capitale austriaca il 23 sera con un volo della Niki partendo da Fiumicino. All’aeroporto Wien-Schwechat ci attendeva mia figlia, giunta due ore prima dalla Germania.
Nonostante fossero le 11.00 di sera, dopo aver sistemato i bagagli nell’hotel Atlanta, non molto discosto dal centro, abbiamo voluto pregustare l’atmosfera natalizia segnatamente data dalla ricchezza di luminarie attraverso le vie che portano allo Stephansdom, simbolo di Vienna.
Dopo esserci rifocillati in un tipico ristorante di fronte all’Università, siamo tornati in hotel percorrendo a piedi le magiche strade illuminate dai lampadari e dai festoni natalizi, anch’essi emananti suggestivi fasci di luce.

L’indomani, a metà  mattinata, ripercorrendo a piedi la zona centrale, abbiamo appagato quello che era il nostro desiderio principale, e cioè la visita dell’Hofburg: residenza imperiale di Vienna di un tempo e fulcro dell’impero asburgico.

In un’ala di quel complesso architettonico è possibile contemplare il Sissi Museum, una mostra quanto mai interessante dal punto di vista – se mi è permesso dire  -  del pettegolezzo, che illustra la vita privata di Elisabetta nei suoi variegati aspetti: ribelle al cerimoniale di corte, cultrice della bellezza, esperta cavallerizza, poetessa, pittrice, amante dei viaggi.
Nella Schatzkammer dell’ Hofburg di Vienna è custodita la Heilige Lanze o Longinuslanze (Lancia Sacra), uno dei simboli più importanti del Sacro Romano Impero e una delle più significative reliquie del Medioevo.
La lancia è menzionata solo nel Vangelo di Gv (19, 31 – 37):
« Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. 32 Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo  e poi all’altro che era stato crocifisso insieme con lui. 33 Venuti però da Gesù e vedendo che era già  morto, non gli spezzarono le gambe, 34 ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. 35 Chi ha visto ne dà  testimonianza e la sua testimonianza è vera ed egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. 36 Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà  spezzato alcun osso. 37 E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».
Il nome del soldato, Longino,  che colpì il costato di Gesù  non è menzionato nel Vangelo di Gv ma nel Vangelo di Nicodemo.

Vicino al Sisi Museum, sul lato sinistro, si trova la chiesa di S. Michele, costruita in stile tardo romanico nel XIII sec. e rimaneggiata tra il XIV e il XV sec. in stile gotico.

L’interno è a tre navate. La chiesa è nota per le sue catacombe e per Mozart, che qui fece suonare per la prima volta l’ultima sua opera, il Requiem.

A mezzanotte la Messa di Natale nella cattedrale di S. Stefano (Stephansdom), strapiena di fedeli, animata dalle voci del Coro e dall’Organo monumentale del duomo.
L’omelia era naturalmente in lingua tedesca ma c’è  stato anche un breve discorso in italiano da parte di un concelebrante, evidentemente originario della nostra terra.
All’uscita dal duomo un vento gelido sferzava il nostro volto, assuefattosi per poco tempo al tepore umano e spirituale del tempio esalante ancora profumo d’incenso.

Il tempo a nostra disposizione restava troppo stretto, per cui utilizzare anche il giorno di Natale non ci è sembrata una violazione o una profanazione della solenne festività .
Dopo aver visitato il Sissi Museum, ci siamo introdotti in un’altra ala dello straordinario complesso di edifici, per conoscere le tradizioni della mensa imperiale rappresentate dalle argenterie di corte, dai sontuosi servizi da tavola, dai bellissimi e lunghissimi centrotavola e dalle tovaglie di inestimabile valore.

Bellissimo il servizio inglese da dessert che Elisabetta donò all’imperatore Francesco Giuseppe. Creato nel 1870 da William Coleman, i piatti sono adorni di disegni naturalistici, di insetti, uccelli, fauna marina e flora.

Dopo una visita così importante e caratterizzata dalla presenza soprattutto di utensili improntati alla cucina e adibiti per i banchetti di corte, meritavamo anche noi di sederci a tavola e festeggiare il Natale in un ristorante italiano non lontano dalla Stephansplatz.

Tante calorie accumulate con la consumazione di cibi e bevande così prelibati richiedevano poi la volontà  di dissiparle attraverso un camminare prolungato e costante, pena la brutta sorpresa di vedere l’ago della bilancia innalzarsi oltre il dovuto.
Sotto il freddo pungente, ogni tanto volgendo lo sguardo alle vetrine colorate dei negozi del centro, chiusi già  dal pomeriggio della vigilia di Natale, e sentendo il cigolare delle carrozze turistiche trainate da cavalli che sfrecciavano in sequenza davanti ai nostri occhi,

passando davanti alla Pestaule, o Colonna della Peste, fatta costruire da Leopoldo I come segno di ringraziamento per la fine della grave ondata di peste che aveva colpito la città  e che aveva causato 75.000 morti, abbiamo fatto ritorno in hotel quando ormai era buio.

Ogni volta che  si viaggia, bisogna essere metodici, pianificando il soggiorno in modo tale da non disperdere le energie in troppi interessi che poi non tutti  vengono pienamente soddisfatti.
La nostra meta prefissata era la corte degli Asburgo e questa abbiamo seguito.
Rimaneva una preziosa chicca da vedere, da gustare con calma alla vigilia del ritorno in Italia. Non si poteva escludere in questo nostro viaggio culturale il belvedere di Vienna, cioè¨ Il Castello di Schönbrunn.

Fu Carlo VI a voler fare del castello di Schönbrunn la residenza estiva della famiglia imperiale. Egli però morì prima di iniziare i lavori di ampliamento del palazzotto di caccia preesistente, che vennero invece portati a termine da sua figlia Maria Teresa d’Austria, coadiuvata da abili architetti dell’epoca, tra i quali spicca il nome di Nicola Picasso.
Tra il 1805 e il 1809 il Castello di Schönbrunn fu anche la residenza di Napoleone Bonaparte.
L’imperatore Francesco Giuseppe vi abitò dalla nascita (1830)  fino alla morte (1916). Nel 1918 l’imperatore Carlo I abdicò e pose fine alla secolare monarchia austriaca.
Attualmente il castello di Schönbrunn ha 1.441 stanze di diversa metratura, alcune delle quali adibite ad usi governativi, altre, circa 200,  aperte al pubblico in forma di museo.
Noi abbiamo visitato e ammirato  stanza dopo stanza i vari oggetti messi in mostra considerando che gli Asburgo, se non fosse per le disgrazie familiari loro occorse lungo un arco notevole di tempo, hanno avuto una tale dovizie di beni e di benessere da fare invidia anche ai potenti dei nostri giorni.
L’imperatrice Elisabetta d’Austria, chiamata Sissi, ha vissuto in questo contesto di gloria e di sfarzo, pur non essendo incline, per il suo stile di vita e per il suo carattere a rimanere rinchiusa dentro gli schemi di un cerimoniale di corte rigido e costrittivo.
Dopo la morte tragica del figlio Rodolfo decise di uscire da quei meandri di palazzo e darsi ai viaggi per l’Europa.
A Ginevra però trovò la morte per mano di un anarchico italiano mettendo fine a quella che era la sua grande aspirazione alla libertà .

Le sue spoglie riposano, insieme agli imperiali Asburgo, nella cripta della chiesa dei Cappuccini a Vienna, che noi abbiamo onorato con pietà  e raccoglimento la mattina del 27 dicembre, poco prima della partenza.

Il pranzo in un ristorante viennese si è concluso con la Sachertorte, torta al cioccolato inventata da Franz Sacher per Klemens von Metternich il 9 luglio 1932 a Vienna.
Nel pomeriggio il ritorno a Roma, sempre con un volo della Niki.
Rimane il proposito di ritornare quanto prima nella capitale austriaca per ammirare ancora tante meraviglie.

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