G i o n a : di Pietrino Pischedda
G i o n a
Commento
Giona
2
1 Ma il Signore dispose che un grosso pesce inghiottisse Giona; Giona restò nel ventre del pesce tre giorni e tre notti. 2Dal ventre del pesce Giona pregò il Signore, suo Dio, 3e disse:
“Nella mia angoscia ho invocato il Signore
ed egli mi ha risposto;
dal profondo degli inferi ho gridato
e tu hai ascoltato la mia voce.
4Mi hai gettato nell’abisso, nel cuore del mare,
e le correnti mi hanno circondato;
tutti i tuoi flutti e le tue onde
sopra di me sono passati.
5Io dicevo: “Sono scacciato
lontano dai tuoi occhi;
eppure tornerò a guardare il tuo santo tempio”.
6Le acque mi hanno sommerso fino alla gola,
l’abisso mi ha avvolto,
l’alga si è avvinta al mio capo.
7Sono sceso alle radici dei monti,
la terra ha chiuso le sue spranghe
dietro a me per sempre.
Ma tu hai fatto risalire dalla fossa la mia vita,
Signore, mio Dio.
8Quando in me sentivo venir meno la vita,
ho ricordato il Signore.
La mia preghiera è giunta fino a te,
fino al tuo santo tempio.
9Quelli che servono idoli falsi
abbandonano il loro amore.
10Ma io con voce di lode
offrirò a te un sacrificio
e adempirò il voto che ho fatto;
la salvezza viene dal Signore”.
11E il Signore parlò al pesce ed esso rigettò Giona sulla spiaggia.
Commento
Giona è un caso, un caso unico. Il fatto che, gettato in mare, durante una tempesta, il profeta sia stato inghiottito da un grosso pesce (κῆτος) è paradossale.
La parola greca κῆτος può voler significare anche balena. Ed ecco il binomio tanto dibattuto: Giona e la balena. Ci sono i negazionisti, i favolisti che la buttano sulla favola, e i credenti per fede che non si discostano di un centimetro dalla pura lettera del racconto biblico.
Ora, dico io, tutto è possibile nell’ambito miracolistico. Forse, però, molti si soffermano a cercare il pelo nell’uovo e a non considerare il significato di questo contenuto narrativo, quale l’aspetto prefigurativo dell’evento. “Giona restò nel ventre del pesce (ἐν τῇ κοιλίᾳ τοῦ κήτους) tre giorni e tre notti.” L’allusione, piuttosto forte, a Cristo mi pare evidente! Nei Vangeli secondo Matteo (12,40; 16,17) e secondo Luca (11, 29-32), Gesù per tre volte spiega la sua missione facendo riferimento al libro di Giona. Tra Antica e Nuova Alleanza corre un filo diretto: niente viene detto a caso, tutto corrisponde alla perfezione.
“Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra” (Mt 12, 40).
Il ventre del pesce diventa una sorta di santuario, di tempio sacro, dove si prega e dove di fatto Giona innalza un inno al Signore, nel quale sono espresse parole di pentimento e viene fatta la promessa di servire fedelmente Dio.
Il pesce simboleggia indubbiamente il Figlio di Dio, Gesù Cristo (ΙΧΘΥΣ), nel quale ci rifuggiamo durante le tempeste della vita terrena e mediante il quale troviamo conforto e grazia.
Il pesce rappresenta la Chiesa Santa del Cristo, nella quale sperimentiamo la bellezza del contatto con Gesù sacramentato e nella quale incontriamo il conforto del perdono attraverso il sacramento della confessione.
Giona deve scendere nell’abisso della propria miseria spirituale, per riemergere purificato e rinnovato per un nuovo cammino.
La conclusione di questo capitolo sa di liberazione: “E il Signore parlò al pesce ed esso rigettò Giona sulla spiaggia.”
pp 22.6.2021
3
1 Fu rivolta a Giona una seconda volta questa parola del Signore: 2″Àlzati, va’ a Ninive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico”. 3Giona si alzò e andò a Ninive secondo la parola del Signore.
Ninive era una città molto grande, larga tre giornate di cammino. 4Giona cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e predicava: “Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta”.
5I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli. 6Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere. 7Per ordine del re e dei suoi grandi fu poi proclamato a Ninive questo decreto: “Uomini e animali, armenti e greggi non gustino nulla, non pascolino, non bevano acqua. 8Uomini e animali si coprano di sacco, e Dio sia invocato con tutte le forze; ognuno si converta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani. 9Chi sa che Dio non cambi, si ravveda, deponga il suo ardente sdegno e noi non abbiamo a perire!”.
10Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.
Commento
Dio non si stanca mai di chiamarci, in tutte le ore del giorno e della notte. Questo è il secondo ordine dato a Giona: “Alzati!” (ἀνάστηθι).
Il profeta, stavolta, non può opporre resistenza! Si tratta di un mandato speciale! Giona deve andare a Ninive e fare opera di persuasione e conversione.
Ed ecco la missione dell’uomo di Dio, il quale, arrivato nella grande città, la percorre in lungo e in largo, a piedi, predicando digiuno e penitenza, pena la distruzione entro il termine di quaranta giorni.
“Quaranta” è un numero ricorrente nella Bibbia e indìca simbolicamente il periodo utile per fare spazio ogni tanto nella nostra vita, al fine di rigenerarci e costruire qualcosa di buono per noi stessi e per gli altri.
La predicazione di Giona non cade nel vuoto, per cui anche il re della città con tutti i suoi sudditi ne viene influenzato.
Chissà quante volte il Signore ti ha invitato ad alzarti dalla tua neghittosità e ti ha proposto di compiere un cammino salutare sotto la sua guida
Illuminati dalla luce radiosa divina non ci perderemo mai ma pregusteremo le gioie della beatitudine eterna!
pp 23.6.2021
Giona
4
1 Ma Giona ne provò grande dispiacere e ne fu sdegnato. 2Pregò il Signore: “Signore, non era forse questo che dicevo quand’ero nel mio paese? Per questo motivo mi affrettai a fuggire a Tarsis; perché so che tu sei un Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore e che ti ravvedi riguardo al male minacciato. 3Or dunque, Signore, toglimi la vita, perché meglio è per me morire che vivere!”. 4Ma il Signore gli rispose: “Ti sembra giusto essere sdegnato così?”.
5Giona allora uscì dalla città e sostò a oriente di essa. Si fece lì una capanna e vi si sedette dentro, all’ombra, in attesa di vedere ciò che sarebbe avvenuto nella città. 6Allora il Signore Dio fece crescere una pianta di ricino al di sopra di Giona, per fare ombra sulla sua testa e liberarlo dal suo male. Giona provò una grande gioia per quel ricino.
7Ma il giorno dopo, allo spuntare dell’alba, Dio mandò un verme a rodere la pianta e questa si seccò. 8Quando il sole si fu alzato, Dio fece soffiare un vento d’oriente, afoso. Il sole colpì la testa di Giona, che si sentì venire meno e chiese di morire, dicendo: “Meglio per me morire che vivere”.
9Dio disse a Giona: “Ti sembra giusto essere così sdegnato per questa pianta di ricino?”. Egli rispose: “Sì, è giusto; ne sono sdegnato da morire!”. 10Ma il Signore gli rispose: “Tu hai pietà per quella pianta di ricino per cui non hai fatto nessuna fatica e che tu non hai fatto spuntare, che in una notte è cresciuta e in una notte è perita! 11E io non dovrei avere pietà di Ninive, quella grande città, nella quale vi sono più di centoventimila persone, che non sanno distinguere fra la mano destra e la sinistra, e una grande quantità di animali?”.
Commento
Il punto centrale di questa capitolo sta nella misericordia di Dio, il quale attende pazientemente la conversione di Ninive.
Dio è paziente, mentre l’uomo non lo è!
Giona non è mai contento, nonostante il Signore lo incoraggi ad andare avanti nella sua missione.
La lamentela di Giona si ripete spesso nella nostra condotta di vita, mai abbastanza riconoscenti della bontà e misericordia di Dio.
Giona è un lagnoso di prim’ordine! Ha maggiore premura per una pianta di ricino che si secca che per la città di Ninive oggetto della bontà di Dio che, alla fine, la salva dalla distruzione.
Guai essere invidiosi per ciò che il Signore fa per il bene dei nostri fratelli, anche per quelli malvagi.
La testardaggine di Giona viene surclassata dalla infinita misericordia di Dio!
Notiamo la pazienza esemplare del Signore nei confronti del profeta, che vuole portarlo alla ragionevolezza: “Ti sembra giusto essere sdegnato così?”.
Lasciamoci guidare sempre dalla luce che ci proviene dall’alto, perché solo così comprenderemo il vero significato della missione affidataci: essere portatori di pace e di salvezza.
pp 4.7.2021