E s d r a: commento di Pietrino Pischedda
Esdra
6
1 Allora il re Dario ordinò che si facessero ricerche nell’archivio, là dove si depongono i tesori a Babilonia, 2 e a Ecbàtana, la fortezza che è nella provincia di Media, si trovò un rotolo in cui era scritta la seguente annotazione:
3 “Nell’anno primo del suo regno, il re Ciro prese questa decisione riguardo al tempio di Dio a Gerusalemme: il tempio sia ricostruito come luogo in cui si facciano sacrifici; le sue fondamenta siano salde, la sua altezza sia di sessanta cubiti, la sua larghezza di sessanta cubiti. 4 Vi siano nei muri tre ordini di pietre squadrate e un ordine di legno. La spesa sia sostenuta dalla reggia. 5 E anche i vasi del tempio di Dio, d’oro e d’argento, che Nabucodònosor portò via dal tempio che è a Gerusalemme e trasferì a Babilonia, siano restituiti e vadano al tempio che è a Gerusalemme, al loro posto, e siano deposti nel tempio di Dio”.
6 “Quindi, Tattènai, governatore dell’Oltrefiume, Setar-Boznài e voi, loro colleghi, funzionari dell’Oltrefiume, tenetevi in disparte. 7 Lasciate che lavorino a quel tempio di Dio. Il governatore dei Giudei e i loro anziani costruiscano quel tempio di Dio al suo posto. 8 Ed ecco il mio ordine circa quello che dovrete fare con quegli anziani dei Giudei per la costruzione di quel tempio di Dio: con il denaro del re, quello delle tasse dell’Oltrefiume, siano integralmente sostenute le spese di quegli uomini, perché non vi siano interruzioni. 9 Ciò che loro occorre, giovenchi, arieti e agnelli, per gli olocausti al Dio del cielo, grano, sale, vino e olio siano loro forniti ogni giorno senza negligenza, secondo le indicazioni dei sacerdoti di Gerusalemme, 10 perché facciano offerte di profumo gradito al Dio del cielo e preghino per la vita del re e dei suoi figli. 11 E ordino che se qualcuno trasgredirà questo decreto, sia estratta una trave dalla sua casa e venga innalzata perché vi sia appeso e la sua casa sia ridotta a letamaio per questo motivo. 12 Il Dio che ha fatto abitare lì il suo nome, rovesci qualsiasi re o popolo che osi stendere la propria mano per trasgredire e distruggere quel tempio di Dio che è a Gerusalemme. Io, Dario, ho emanato quest’ordine: sia eseguito integralmente”.
13 Allora Tattènai, governatore dell’Oltrefiume, Setar-Boznài e i loro colleghi, fecero integralmente come il re Dario aveva comandato. 14 Gli anziani dei Giudei continuarono a costruire e fecero progressi, grazie alla profezia del profeta Aggeo e di Zaccaria, figlio di Iddo. Portarono a compimento la costruzione per ordine del Dio d’Israele e per ordine di Ciro, di Dario e di Artaserse, re di Persia. 15 Si terminò questo tempio per il giorno tre del mese di Adar, nell’anno sesto del regno del re Dario. 16 Gli Israeliti, i sacerdoti, i leviti e gli altri rimpatriati celebrarono con gioia la dedicazione di questo tempio di Dio; 17 offrirono per la dedicazione di questo tempio di Dio cento tori, duecento arieti, quattrocento agnelli e dodici capri come sacrifici espiatori per tutto Israele, secondo il numero delle tribù d’Israele. 18 Stabilirono i sacerdoti secondo le loro classi e i leviti secondo i loro turni per il servizio di Dio a Gerusalemme, come è scritto nel libro di Mosè.
19 I rimpatriati celebrarono la Pasqua il quattordici del primo mese. 20 Infatti i sacerdoti e i leviti si erano purificati tutti insieme, come un sol uomo: tutti erano puri. Così immolarono la Pasqua per tutti i rimpatriati, per i loro fratelli sacerdoti e per se stessi. 21 Ne mangiarono gli Israeliti che erano tornati dall’esilio e quanti si erano separati dalla contaminazione del popolo del paese, unendosi a loro per cercare il Signore, Dio d’Israele. 22 Celebrarono con gioia la festa degli Azzimi per sette giorni, poiché il Signore li aveva colmati di gioia, avendo piegato a loro favore il cuore del re d’Assiria, per rafforzare le loro mani nel lavoro per il tempio di Dio, il Dio d’Israele.
Commento
Dopo le ricerche, ordinate da Dario, nell’archivio di Babilonia e a Ecbatana, si trovò il rotolo, dove era scritto per filo e per segno quanto aveva prescritto Ciro, re di Persia, riguardo alla ricostruzione del tempio in Gerusalemme.
La mano di Dio benedice le opere degli uomini, quando queste opere volgono alla riunificazione del suo popolo che si era disperso in seguito alla deportazione in Babilonia.
Ora, dunque, si possono continuare i lavori e portare a termine la costruzione della casa del Signore. Una volta conclusa l’edificazione del sacro tempio, si può finalmente procedere a celebrare ogni anno la Pasqua e compiere i riti stabiliti dalla legge mosaica.
Ancora una volta Dio si serve del potere laico per facilitare e riordinare quanto di difficoltoso si manifesta nel campo religioso.
Ciro e Dario, garanti del potere temporale, non sono agli antipodi rispetto a quella che è la volontà di Dio, che con la sua Provvidenza guida e sorregge il suo popolo per via dei suoi santi e saggi Profeti.
pp 24.3.2021
7
1 Dopo questi avvenimenti, sotto il regno di Artaserse, re di Persia, Esdra, figlio di Seraià, figlio di Azaria, figlio di Chelkia, 2 figlio di Sallum, figlio di Sadoc, figlio di Achitùb, 3 figlio di Amaria, figlio di Azaria, figlio di Meraiòt, 4 figlio di Zerachia, figlio di Uzzì, figlio di Bukkì, 5 figlio di Abisùa, figlio di Fineès, figlio di Eleàzaro, figlio di Aronne, sommo sacerdote, 6 Esdra dunque partì da Babilonia. Egli era uno scriba esperto nella legge di Mosè, data dal Signore, Dio d’Israele. Poiché la mano del Signore, suo Dio, era su di lui, il re aveva esaudito ogni sua richiesta. 7 Partirono per Gerusalemme alcuni Israeliti, sacerdoti, leviti, cantori, portieri e oblati, nel settimo anno del re Artaserse. 8 Egli arrivò a Gerusalemme nel quinto mese: era l’anno settimo del re. 9 Egli aveva fissato la partenza da Babilonia per il primo giorno del primo mese, e il primo del quinto mese arrivò a Gerusalemme, poiché la mano benevola del suo Dio era su di lui. 10 Infatti Esdra si era dedicato con tutto il cuore a studiare la legge del Signore e a praticarla e a insegnare in Israele le leggi e le norme.
11 Questa è la copia del documento che il re Artaserse consegnò a Esdra, sacerdote, scriba ed esperto nei comandamenti del Signore e nelle leggi date a Israele:
12 “Artaserse, re dei re, al sacerdote Esdra, scriba della legge del Dio del cielo, salute perfetta. Ora, 13 io ordino che, nel mio regno, chiunque del popolo d’Israele, dei suoi sacerdoti e dei leviti vuole venire a Gerusalemme, venga pure con te; 14 infatti da parte del re e dei suoi sette consiglieri tu sei inviato a fare inchiesta in Giudea e a Gerusalemme riguardo alla legge del tuo Dio che è nelle tue mani, 15 e a portare l’argento e l’oro che il re e i suoi consiglieri inviano come offerta spontanea al Dio d’Israele che abita a Gerusalemme, 16 e tutto l’argento e l’oro che troverai in tutta la provincia di Babilonia, insieme con le offerte spontanee che il popolo e i sacerdoti offriranno per il tempio del loro Dio a Gerusalemme. 17 Perciò con questo argento ti prenderai cura di acquistare tori, arieti, agnelli, con le loro oblazioni e le loro libagioni, e li offrirai sull’altare del tempio del vostro Dio che è a Gerusalemme. 18 Con il resto dell’argento e dell’oro farete quello che sembrerà bene fare a te e ai tuoi fratelli, secondo la volontà del vostro Dio. 19 I vasi, che ti sono stati dati per il culto del tempio del tuo Dio, rendili al Dio di Gerusalemme. 20 Il resto di quanto occorre per il tempio del tuo Dio, e che spetta a te procurare, lo procurerai a spese del tesoro del re.
21 Io, il re Artaserse, ordino a tutti i tesorieri dell’Oltrefiume: Tutto ciò che Esdra, sacerdote e scriba della legge del Dio del cielo, vi domanderà, sia fatto integralmente, 22 fino a cento talenti d’argento, cento kor di grano, cento bat di vino, cento bat di olio e sale a volontà. 23 Quanto è prescritto dal Dio del cielo sia fatto con diligenza per il tempio del Dio del cielo, perché non venga l’ira sul regno del re e dei suoi figli. 24 E vi comunichiamo che nessuno può imporre tasse, tributi o imposte a tutti i sacerdoti, leviti, cantori, portieri, oblati e inservienti di questo tempio.
25 Quanto a te, Esdra, secondo la sapienza del tuo Dio, che tu possiedi, stabilisci magistrati e giudici che giudichino tutto il popolo dell’Oltrefiume, cioè tutti coloro che conoscono le leggi del tuo Dio, e voi dovrete istruire chi non le conosce. 26 Contro chiunque non osserverà la legge del tuo Dio e la legge del re, si faccia con sollecitudine un processo e lo si punisca con la morte o una pena corporale o un’ammenda in denaro o il carcere”.
27 Benedetto il Signore, Dio dei padri nostri, che ha disposto così il cuore del re a glorificare il tempio del Signore che è a Gerusalemme 28 e si è volto verso di me con amore di fronte al re, ai suoi consiglieri e a tutti i comandanti del re. Allora io mi sono sentito incoraggiato, perché la mano del Signore, mio Dio, era su di me e ho radunato alcuni capi da Israele, perché salissero con me.
Commento
Emerge in questo capitolo la figura di Esdra, con l’elenco dei suoi antenati, fino a risalire ad Aronne, sommo sacerdote.
Anche l’autore di questo libro, dunque, era un deportato, dal momento che da Babilonia ritorna a Gerusalemme.
Chi era Esdra? “Era uno scriba esperto nella legge di Mosè, data dal Signore, re d’Israele” (Esd 7, 6).
La partenza degli esiliati avviene nel settimo anno del regno di Artaserse.
Da sottolineare questo aspetto molto importante: “Poiché la mano del Signore, suo Dio, era su di lui, il re aveva esaudito ogni sua richiesta” (forse ripetuta tre volte in questo contesto).
Esdra risponde con entusiasmo alla chiamata del Signore e si dedica con tutte le sue forze a studiare la legge del Signore, a praticarla e insegnarla in Israele.
Segue la lettera di Artaserse, inviata a Esdra, nella quale sono contenute le parole che danno pieno mandato a Esdra di attingere al tesoro del re per dare decoro al tempio del Signore in Gerusalemme.
La parte finale del capitolo è un vero inno di gloria e di ringraziamento “al Dio dei padri nostri” che ha disposto il cuore di Artaserse a glorificare il tempio del Signore in Gerusalemme e ha scelto Esdra al cospetto del re stesso e della sua corte.
La mano del Signore veramente si è posata su questo umile servo e profeta, il quale con tutto il cuore si è apprestato ad animare i suoi compagni per far ritorno a Gerusalemme.
pp 25.3.2021
8
1 Questi sono, con le loro indicazioni genealogiche, i capi di casato che sono partiti con me da Babilonia, sotto il regno del re Artaserse:
2 dei figli di Fineès: Ghersom;
dei figli di Itamàr: Daniele;
dei figli di Davide: Cattus, 3 figlio di Secania;
dei figli di Paros: Zaccaria, e con lui furono registrati centocinquanta maschi;
4 dei figli di Pacat-Moab: Elioenài, figlio di Zerachia, e con lui duecento maschi;
5 dei figli di Zattu: Secania, figlio di Iacazièl, e con lui trecento maschi;
6 dei figli di Adin: Ebed, figlio di Giònata, e con lui cinquanta maschi;
7 dei figli di Elam: Isaia, figlio di Atalia, e con lui settanta maschi;
8 dei figli di Sefatia: Zebadia, figlio di Michele, e con lui ottanta maschi;
9 dei figli di Ioab: Abdia, figlio di Iechièl, e con lui duecentodiciotto maschi;
10 dei figli di Banì: Selomìt, figlio di Iosifia, e con lui centosessanta maschi;
11 dei figli di Bebài: Zaccaria, figlio di Bebài, e con lui ventotto maschi;
12 dei figli di Azgad: Giovanni, figlio di Akkatàn, e con lui centodieci maschi;
13 dei figli di Adonikàm: gli ultimi, di cui ecco i nomi: Elifèlet, Ieièl e Semaià, e con loro sessanta maschi;
14 dei figli di Bigvài: Utài e Zabbud, e con loro settanta maschi.
15 Io li ho radunati presso il fiume che scorre verso Aavà. Là siamo stati accampati per tre giorni. Ho fatto una rassegna tra il popolo e i sacerdoti e non vi ho trovato nessun levita. 16 Allora ho mandato a chiamare i capi Elièzer, Arièl, Semaià, Elnatàn, Iarib, Elnatàn, Natan, Zaccaria, Mesullàm e gli istruttori Ioiarìb ed Elnatàn, 17 e li ho mandati da Iddo, capo nella località di Casifià, e ho messo loro in bocca le parole da dire a Iddo e ai suoi fratelli oblati nella località di Casifià, perché ci mandassero dei ministri per il tempio del nostro Dio. 18 Poiché la mano benefica del nostro Dio era su di noi, ci hanno mandato un uomo assennato, dei figli di Maclì, figlio di Levi, figlio d’Israele, cioè Serebia, con i suoi figli e fratelli: diciotto persone; 19 inoltre Casabia e con lui Isaia, dei figli di Merarì, i suoi fratelli e i loro figli: venti persone, 20 e infine degli oblati, che Davide e i capi avevano assegnato al servizio dei leviti: duecentoventi oblati. Tutti furono registrati per nome. 21 Là, presso il fiume Aavà, ho indetto un digiuno, per umiliarci davanti al nostro Dio e implorare da lui un felice viaggio per noi, i nostri bambini e tutti i nostri averi. 22 Avevo infatti vergogna di domandare al re soldati e cavalieri per difenderci lungo il cammino da un eventuale nemico, poiché avevamo detto al re: “La mano del nostro Dio è su quanti lo cercano, per il loro bene; ma la sua potenza e la sua ira su quanti lo abbandonano”. 23 Così abbiamo digiunato e implorato Dio per questo ed egli ci ha esaudito.
24 Quindi ho scelto dodici tra i capi dei sacerdoti: Serebia e Casabia e con loro dieci loro fratelli; 25 ho pesato per loro l’argento, l’oro e i vasi, l’offerta per il tempio del nostro Dio fatta dal re, dai suoi consiglieri, dai suoi capi e da tutti gli Israeliti che si trovavano da quelle parti. 26 Ho pesato dunque nelle loro mani seicentocinquanta talenti d’argento, vasi d’argento per cento talenti, cento talenti d’oro, 27 e inoltre venti coppe d’oro per mille dàrici e due vasi di bronzo pregiato e lucente, preziosi come l’oro. 28 Ho detto loro: “Voi siete consacrati al Signore e i vasi sono cosa sacra; l’argento e l’oro sono offerta spontanea al Signore, Dio dei nostri padri. 29 Abbiatene cura e custoditeli, finché non li peserete davanti ai preposti dei sacerdoti e dei leviti e ai preposti di casato d’Israele a Gerusalemme, nelle stanze del tempio del Signore”. 30 Allora i sacerdoti e i leviti presero in consegna il carico dell’argento e dell’oro e dei vasi, per portarli a Gerusalemme nel tempio del nostro Dio.
31 Il dodici del primo mese siamo partiti dal fiume Aavà per andare a Gerusalemme e la mano del nostro Dio era su di noi: egli ci ha liberato dagli assalti dei nemici e dei briganti lungo il cammino. 32 Siamo arrivati a Gerusalemme e ci siamo rimasti tre giorni. 33 Il quarto giorno è stato pesato l’argento, l’oro e i vasi nel tempio del nostro Dio nelle mani del sacerdote Meremòt, figlio di Uria, e con lui vi era Eleàzaro, figlio di Fineès, e con loro i leviti Iozabàd, figlio di Giosuè, e Noadia, figlio di Binnùi; 34 il numero e il peso corrispondeva in tutto e il peso totale fu registrato in quel momento.
35 Quelli che venivano dall’esilio, i deportati, offrirono olocausti al Dio d’Israele: dodici tori per tutto Israele, novantasei arieti, settantasette agnelli, dodici capri per il peccato, tutto come olocausto al Signore.
36 Quindi consegnarono i decreti del re ai satrapi del re e ai governatori dell’Oltrefiume, i quali iniziarono a proteggere il popolo e il tempio di Dio.
Commento
Come si è già potuto notare alla fine del capitolo 7, c’è un cambio di persona nella narrazione, cioè si passa dalla terza alla prima persona singolare. È Esdra in persona che si rende protagonista è responsabile di tutta la squadra dei deportati che fanno ritorno a Gerusalemme; è lui che provvede a far trovare i leviti, necessari per servire nel tempio ricostruito; è lui che anima i volontari provenienti da diversi casati e li guida nel cammino verso la città santa; è lui che propone e ottiene una sosta presso il fiume Aavà un digiuno, prima di intraprendere il lungo viaggio, per pregare il Signore, che sempre pone la mano sui suoi fedeli, affinché siano preservati e protetti da eventuali assalti di predoni e di nemici della fede.
“Poiché la mano benefica del nostro Dio era su di noi”! È questo il leitmotiv ricorrente in quest’opera sacra! Dio non abbandona i suoi figli!
Il viaggio, con la benedizione del Signore, è andato bene e i tesori portati per il decoro del tempio non hanno subito alcun trafugamento o danno.
C’è da notare un particolare importante nella chiusura di questi versi: Esdra non si sottrae alle regole dettate dall’autorità civile, ma consegna i decreti del re ai satrapi del re e ai governatori dell’Oltrefiume, i quali da quel momento garantiscono la protezione del popolo e del tempio di Dio.
Chi è rimasto in Babilonia costituirà la cosiddetta diaspora.
pp 26.3.2021
9
1 Terminate queste cose, sono venuti da me i preposti per dirmi: “Il popolo d’Israele, i sacerdoti e i leviti non si sono separati dalle popolazioni locali, per quanto riguarda i loro abomini, cioè da Cananei, Ittiti, Perizziti, Gebusei, Ammoniti, Moabiti, Egiziani, Amorrei, 2 ma hanno preso in moglie le loro figlie per sé e per i loro figli: così hanno mescolato la stirpe santa con le popolazioni locali, e la mano dei preposti e dei governatori è stata la prima in questa prevaricazione”. 3 All’udire questa parola, stracciai il mio vestito e il mio mantello, mi strappai i capelli del capo e la barba e mi sedetti costernato. 4 Quanti tremavano per i giudizi del Dio d’Israele su questa prevaricazione dei rimpatriati, si radunarono presso di me. Ma io sedevo costernato, fino all’offerta della sera. 5 All’offerta della sera mi alzai dal mio stato di prostrazione e, con il vestito e il mantello laceri, caddi in ginocchio e stesi le mani al Signore, mio Dio, e 6 dissi:
“Mio Dio, sono confuso, ho vergogna di alzare la faccia verso di te, mio Dio, poiché le nostre iniquità si sono moltiplicate fin sopra la nostra testa; la nostra colpa è grande fino al cielo. 7 Dai giorni dei nostri padri fino ad oggi noi siamo stati molto colpevoli, e per le nostre colpe noi, i nostri re, i nostri sacerdoti siamo stati messi in potere di re stranieri, in preda alla spada, alla prigionia, alla rapina, al disonore, come avviene oggi. 8 Ma ora, per un po’ di tempo, il Signore, nostro Dio, ci ha fatto una grazia: di lasciarci un resto e darci un asilo nel suo luogo santo, e così il nostro Dio ha fatto brillare i nostri occhi e ci ha dato un po’ di sollievo nella nostra schiavitù. 9 Infatti noi siamo schiavi; ma nella nostra schiavitù il nostro Dio non ci ha abbandonati: ci ha resi graditi ai re di Persia, per conservarci la vita ed erigere il tempio del nostro Dio e restaurare le sue rovine, e darci un riparo in Giuda e a Gerusalemme. 10 Ma ora, o nostro Dio, che cosa possiamo dire dopo questo? Infatti abbiamo abbandonato i tuoi comandamenti, 11 che tu avevi dato per mezzo dei tuoi servi, i profeti, dicendo: “La terra che voi andate a prendere in eredità è una terra contaminata, a causa delle contaminazioni dei popoli indigeni, e delle loro nefandezze, che l’hanno colmata da un capo all’altro con le loro impurità. 12 E allora non dovete dare le vostre figlie ai loro figli, né prendere le loro figlie per i vostri figli; non dovrete mai contribuire alla loro prosperità e al loro benessere, così diventerete forti voi e potrete mangiare i beni della terra e lasciare un’eredità ai vostri figli per sempre”. 13 Dopo ciò che è venuto su di noi a causa delle nostre cattive azioni e per le nostre grandi mancanze, benché tu, nostro Dio, sia stato indulgente nonostante la nostra colpa e ci abbia dato superstiti come questi, 14 potremmo forse noi tornare a violare i tuoi comandamenti e a imparentarci con questi popoli abominevoli? Non ti adireresti contro di noi fino a sterminarci, senza lasciare né resto né superstite? 15 Signore, Dio d’Israele, tu sei giusto, poiché ci è stato lasciato un resto, come oggi: eccoci davanti a te con le nostre mancanze, anche se per questo non potremmo reggere davanti a te!”.
Commento
Trovo molto complessa e di difficile interpretazione la lettura di questo testo, se lo si affronta in senso letterale e lo si proietta fino ai nostri giorni, nei quali l’ecumenismo ha assunto proporzioni gigantesche e la cosiddetta mescolanza di fedi e di unioni tra razze diverse non conosce confini.
C’è tra i deportati chi è rimasto in terra babilonese e chi, il “resto”, è tornato nel “luogo santo”, cioè a Gerusalemme, città che, durante il periodo dell’esilio, ha visto contaminazioni di vario genere.
Stride il fatto che i preposti corrano da Esdra per esternare il loro disappunto e gridare allo scandalo per quanto avvenga in terra d’Israele.
Conforta invece il fatto che Esdra, uomo non solo di legge ma anche di preghiera, non dia seguito a quanto gli viene riferito, ma si prostri davanti al Signore, perché lo aiuti a dirimere questa matassa tanto intricata e delicata.
“Chi sono io a giudicare?” – direbbe oggi Francesco.
Neppure Esdra giudica, ma prega.
Il nocciolo di tutta la questione, a parer mio, non sta tanto nelle unioni tra fedi diverse, quanto nel fatto che una parte del popolo di Dio si sia contaminato con altre credenze fuorvianti e pericolose.
La preghiera finale da parte di Esdra è quanto meno confortante e risolutiva: “Signore, Dio d’Israele, tu sei giusto, poiché ci è stato lasciato un resto, come oggi: eccoci davanti a te con le nostre mancanze, anche se per questo non potremmo reggere davanti a te!”. [κύριε ὁ θεὸς Ισραηλ δίκαιος σύ ὅτι κατελείφθημεν διασῳζόμενοι ὡς ἡ ἡμέρα αὕτη ἰδοὺ ἡμεῖς ἐναντίον σου ἐν πλημμελείαις ἡμῶν ὅτι οὐκ ἔστιν στῆναι ἐνώπιόν σου ἐπὶ τούτῳ] v. 15.
pp 27.3.2021
10
1 Mentre Esdra pregava e faceva questa confessione piangendo, prostrato davanti al tempio di Dio, si riunì intorno a lui un’assemblea molto numerosa d’Israeliti: uomini, donne e fanciulli; e il popolo piangeva a dirotto. 2 Allora Secania, figlio di Iechièl, uno dei figli di Elam, prese la parola e disse a Esdra: “Abbiamo prevaricato contro il nostro Dio, sposando donne straniere, prese dalle popolazioni del luogo. Orbene, a questo riguardo c’è ancora una speranza per Israele. 3 Facciamo dunque un patto con il nostro Dio, impegnandoci a rimandare tutte le donne e i figli nati da loro, secondo la volontà del mio signore e rispettando il comando del nostro Dio. Si farà secondo la legge! 4 Àlzati, perché a te è affidato questo compito. Noi saremo con te; sii forte e mettiti all’opera!”. 5 Allora Esdra si alzò e fece giurare ai capi dei sacerdoti e dei leviti e a tutto Israele che avrebbero agito secondo quelle parole; essi giurarono. 6 Esdra quindi si alzò da dove si trovava, davanti al tempio di Dio, e andò nella camera di Giovanni, figlio di Eliasìb, e vi andò senza prendere cibo né bere acqua, perché era in lutto a causa della prevaricazione dei rimpatriati. 7 Poi in Giuda e a Gerusalemme si comunicò a tutti i rimpatriati di radunarsi a Gerusalemme: 8 se qualcuno non fosse venuto entro tre giorni, secondo la disposizione dei preposti e degli anziani, sarebbero stati votati allo sterminio tutti i suoi beni ed egli stesso sarebbe stato escluso dalla comunità dei rimpatriati. 9 Allora tutti gli uomini di Giuda e di Beniamino si radunarono a Gerusalemme entro tre giorni; si era al nono mese, il venti del mese. Tutto il popolo stava nella piazza del tempio di Dio, tremante per questo evento e per la gran pioggia.
10 Allora il sacerdote Esdra si levò e disse loro: “Voi avete prevaricato sposando donne straniere: così avete accresciuto le mancanze d’Israele. 11 Ma ora rendete lode al Signore, Dio dei vostri padri, e fate la sua volontà, separandovi dalle popolazioni del paese e dalle donne straniere”. 12 Tutta l’assemblea rispose a gran voce: “Sì! Dobbiamo fare come tu ci hai detto. 13 Ma il popolo è numeroso e siamo al tempo delle piogge; non è possibile restare all’aperto. D’altra parte non è lavoro di un giorno o di due, perché siamo in molti ad aver peccato in questa materia. 14 I nostri preposti stiano a rappresentare tutta l’assemblea; e tutti quelli delle nostre città che hanno sposato donne straniere vengano in date determinate e con gli anziani della città, ogni città con i suoi giudici, finché non sia allontanata da noi l’ira ardente del nostro Dio, causata da questa situazione”.
15 Soltanto Giònata, figlio di Asaèl, e Iaczia, figlio di Tikva, si opposero, appoggiati da Mesullàm e dal levita Sabbetài. 16 I rimpatriati fecero come si era detto. Furono scelti il sacerdote Esdra e alcuni capi di casato, secondo il loro casato, tutti designati per nome. Essi iniziarono le sedute il primo giorno del decimo mese per esaminare la questione 17 e terminarono con tutti gli uomini che avevano sposato donne straniere il primo giorno del primo mese.
18 Tra i figli dei sacerdoti, che avevano sposato donne straniere, si trovarono:
dei figli di Giosuè, figlio di Iosadàk, e tra i suoi fratelli: Maasia, Elièzer, Iarib e Godolia; 19 essi si impegnarono a rimandare le loro donne e offrirono un ariete come sacrificio di riparazione per le loro mancanze;
20 dei figli di Immer: Anàni e Zebadia;
21 dei figli di Carim: Maasia, Elia, Semaià, Iechièl e Ozia;
22 dei figli di Pascur: Elioenài, Maasia, Ismaele, Netanèl, Iozabàd ed Eleasà;
23 dei leviti: Iozabàd, Simei, Kelaià, chiamato anche Kelità, Petachia, Giuda ed Elièzer;
24 dei cantori: Eliasìb;
dei portieri: Sallum, Telem e Urì.
25 Quanto agli Israeliti:
dei figli di Paros: Ramia, Izzia, Malchia, Miamìn, Eleàzaro, Malchia e Benaià;
26 dei figli di Elam: Mattania, Zaccaria, Iechièl, Abdì, Ieremòt ed Elia;
27 dei figli di Zattu: Elioenài, Eliasìb, Mattania, Ieremòt, Zabad e Azizà;
28 dei figli di Bebài: Giovanni, Anania, Zabbài e Atlài;
29 dei figli di Banì: Mesullàm, Malluc, Adaià, Iasub, Seal e Ieramòt;
30 dei figli di Pacat-Moab: Adna, Chelal, Benaià, Maasia, Mattania, Besalèl, Binnùi e Manasse;
31 dei figli di Carim: Elièzer, Issia, Malchia, Semaià, Simeone, 32 Beniamino,
Malluc, Semaria;
33 dei figli di Casum: Mattenài, Mattattà, Zabad, Elifèlet, Ieremài, Manasse e Simei;
34 dei figli di Banì: Maadài, Amram, Uèl, 35 Benaià, Bedia, Cheluu, 36 Vania, Meremòt, Eliasìb, 37 Mattania, Mattenài e Iaasài;
38 dei figli di Binnùi: Simei, 39 Selemia, Natan, Adaià, 40 Macnadbài,
Sasài, Sarài, 41 Azarèl, Selemia, Semaria, 42 Sallum, Amaria, Giuseppe;
43 dei figli di Nebo: Ieièl, Mattitia, Zabad, Zebinà, Iaddài, Gioele, Benaià.
44 Tutti questi avevano sposato donne straniere e rimandarono le donne insieme con i figli.
Commento
Tutto il popolo prega e piange attorno a Esdra prostrato davanti al tempio del Signore. Prende la parola Secania e, rivolto a Esdra, confessa a nome di tutti i presenti il peccato commesso da coloro che hanno sposato donne straniere. Per porre rimedio a questa trasgressione non c’è altro da fare che ripudiare e rimandare a casa loro tutte le donne insieme con i loro figli. In seguito a questa proposta Esdra si alza e fa giurare a tutti quanto detto da Secania. Esdra si ritira nella camera di Giovanni, figlio di Eliasib, osservando il completo digiuno. Intanto si ingiunge a tutti gli assenti di riunirsi, nonostante la stagione delle piogge, davanti al tempio, entro tre giorni. Nel tempo stabilito tutti gli uomini di Giuda e di Beniamino si radunano davanti al tempio. All’invito del sacerdote Esdra, tutti, ad eccezione di qualcuno, giurano di volersi separare dalle donne straniere e dalle popolazioni del paese. Si conclude l’assemblea con l’offerta di un ariete come sacrificio in riparazione alle mancanze fatte.
Bisogna riflettere sulla posizione di questa legge mosaica riguardo alla proibizione di sposare donne straniere.
Bisogna attendere la venuta di Gesù, per il quale nessuna donna deve essere allontanata. Gesù non condanna la donna trovata in peccato, perché egli assume su di sé la pena del peccato di lei e di tutti i peccati dell’umanità. “Va’ e d’ora in poi non peccare più!” ( Gv 8, 11).
Gesù è venuto non ad abolire la Legge ma a completarla “Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento.” (Mt 5. 17)
Che cosa c’è di negativo, riguardo al ripudio delle donne straniere, in questo capitolo appena esaminato?
Esdra stesso rimane confuso e si rifugia nella preghiera per ottenere lumi da Dio.
La preghiera apre degli spiragli enormi e porta sicuramente a trovare le soluzioni che umanamente non potrebbero essere comprese.
Anche in questo contesto veterotestamentario non viene condannata la donna e non viene, di conseguenza, condannato il matrimonio. Viene piuttosto disapprovata la contaminazione dovuta alla mescolanza con altre credenze, che hanno portato molti del popolo di Dio alla mancanza di fede nell’unico Dio.
Da tutto ciò, oggi, si ricava il pensiero che si deve rispetto verso tutti coloro che professano fedi differenti, ma dobbiamo anche stare attenti a non distrarci allontanandoci da quella che è la nostra identità di cristiani.
L’ecumenismo ci deve portare a sentirci tutti fratelli!
pp 28.3.2021